EUROPROFILI – Jordan Henderson

“Quando cammini attraverso una tempesta, tieni la testa alta e non aver paura del buio. Alla fine di una tempesta, c'è un cielo d'oro. Cammina nel vento, cammina sotto la pioggia. Cammina, cammina, con la speranza nel tuo cuore e non camminerai mai da solo”

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Le parole di You’ll Never Walk Alone, inno del Liverpool e colonna sonora di tanti appassionati di calcio, racchiudono la profondità dell’anima e la scalata di Jordan Henderson, in campo e fuori.

Le ultime vicende, hanno mostrato il carattere, la personalità, la capacità ed il coraggio di metterci la faccia dell’attuale capitano del Liverpool e calciatore della nazionale inglese che si appresta a fare il suo esordio in questo europeo.

La pandemia ha mostrato tutta la sua sensibilità, l’attenzione verso gli altri, verso il mondo esterno che alcuni egoisticamente ignorano forti di una posizione privilegiata: “Questa situazione in molti di noi ha fatto ordine, ha messo ogni cosa al suo posto, ci ha fatto riflettere sulle reali priorità. Non che dessi le cose per scontato, ma il Covid ha fatto emergere realmente le uniche due cose importanti: famiglia e salute. Questo è tutto ciò che conta, di cui abbiamo bisogno. Devi goderti la vita finchè puoi e cercare di non abbatterti troppo quando si vive un momento difficile.”

Questa la riflessione del capitano dei Reds in un’intervista dello scorso anno. Lui che ha familiari ed amici che operano nel settore sanitario. Lui che ha dovuto vivere un momento davvero complesso quando, nel 2014, al papà Brian gli fu diagnosticato un cancro alla gola. Un periodo a dir poco complicato: non è facile rendere in campo quando la testa è in un ospedale. Tutto ciò lo ha formato, lo ha scosso, lo ha messo alla prova. Alla fine padre e figlio hanno vinto la loro battaglia, lasciando comunque un segno.

E come dimenticare il commovente abbraccio tra i due dopo la conquista della Champions League da parte del Liverpool con Jordan che alza la coppa da Capitano.

Ognuno è ciò che vive, le esperienze che fa. Per questo Jordan, in piena pandemia, decise di fare qualcosa. O meglio, ridare indietro quanto ricevuto dal National Health System, il servizio sanitario nazionale inglese: “Ogni giorno sentivo storie incredibili da parte degli operatori sanitari, quello che stavano facendo, quello che stava accadendo. Tutti continuavano ad andare avanti ed indietro in prima linea, in piena emergenza. Non potevamo restare a guardare, il minimo che potevamo fare è aiutarli in qualche modo, sostenerli in questa lotta contro il virus”. Così Henderson, coinvolgendo tutti i capitani della Premier League, ha creato una raccolta fondi in favore del NHS raccogliendo milioni di sterline.

Un gesto, uno dei tanti, di un ragazzo dal cuore d’oro che ha lottato anche in campo per trovare spazio, per affermarsi. Il suo passaggio dal Sunderland al Liverpool, nel 2011 per 16 milioni di sterline, non è stato semplice e non è stato immediato. In fondo, Anfield Road non è uno stadio per tutti, il suo respiro si sente sulle spalle dei calciatori che devono essere forti e perseveranti.

Ha conquistato prima la fiducia di tutti, e a seguire i trofei: Premier League, Champions League e poi ancora Supercoppa UEFA Mondiale per Club.

Un cammino tortuoso, caratterizzato da diversi infortuni, cadute, una quasi cessione al Fulham (era praticamente fatto lo scambio con Clint Dempsey) e poi la rinascita. Come un sogno, dal poster in camera di Steven Gerrard alla fascia di capitano dei Reds

I momenti difficili nella vita e carriera di Henderson ci sono sempre stati, in fondo a quest’Europeo si avvicina dopo un brutto infortunio, ma il suo carattere rimane forte, facendo tesoro di ciò che gli accade: “Ho vissuto diversi momenti bui ma ho imparato paradossalmente ad apprezzarli. Con gli anni ho capito che a volte hai bisogno di una battuta d’arresto per apprezzare ciò che hai, per caricarti e ricaricarti”. In campo ha zittito tutti i critici, gli scettici, chi affermava che fosse un investimento troppo caro e soprattutto sbagliato, non adatto ad una maglia gloriosa come quella del Liverpool. 

La fiducia di Klopp gli ha cambiato la vita, il resto se l'è guadagnato dimostrando nel tempo il suo valore.

Henderson oggi è un giocatore importante per la sua squadra e per la Nazionale inglese, è un Capitano, è un leader, capace di trascinare e coinvolgere, senza mai dimenticare chi ha battagliato al suo fianco. La lettera inviata all’ex compagno di squadra Dejan Lovren, simbolo del Liverpool e partito proprio nell’estate prima di vincere la Premier, è emblematica.

Impossibile pensare a un Liverpool senza di te - si legge nella lettera - Sei stato una figura importantissima nell'aiutarci ad essere ciò che siamo ora, vincitori e campioni. Spero che ti renda conto che nel calcio sei uno dei migliori al mondo per quello che hai fatto. A noi e alla Croazia ci hai insegnato la tua mentalità di non mollare mai e continuare a combattere. Non potrò mai dimenticare il supporto che mi hai dato nell'aiutarmi a condurre questa squadra, sei tu stesso un capitano senza bisogno di indossare una fascia, tutti ti ammiriamo. Fuori dal campo hai qualità umane incredibili. Mi manchi già... Spero tu ti renda conto quanto hai fatto per questo club e per questa squadra. Non potrò mai ringraziarti abbastanza e sarò sempre disponibile se tu e la tua meravigliosa famiglia avrete bisogno di qualsiasi cosa. Buona fortuna per il futuro, ma ricorda che avrai sempre i tuoi fratelli qui a Liverpool se avrai bisogno di noi".

Un personaggio carismatico, riconoscente ed altruista.  

Un uomo che non ha paura di prendere posizione, un atleta conscio del suo ruolo e che si è esposto, così come tantissimi altri suoi colleghi in Inghilterra e non solo, nel cosiddetto “black out social” promosso dalla Premier League nello scorso periodo tra il 30 aprile ed il 3 Maggio, prestando il suo volto ed i suoi social, in favore di The Cybersmile Foundation, organizzazione impegnata nella lotta ad ogni forma di violenza online: ”Gli abusi online devono finire. Recentemente ho pensato a cosa posso fare, come individuo, per cercare di fare la differenza. Ho visto amici, compagni di squadra, altri giocatori nel calcio e nella società in generale subire orribili abusi online che ora sono davvero fuori controllo. Le piattaforme dovrebbero fare di più, ma come società dobbiamo essere più gentili gli uni con gli altri: è lì che inizia e finisce. Ho seriamente pensato di eliminare i miei account sui social media nelle ultime settimane, ma invece voglio usare le mie piattaforme per cercare di guidare un cambiamento positivo: le persone non dovrebbero boicottare le piattaforme o disattivare gli account solo per evitare abusi.”

Un esporsi, su temi sociali, particolarmente apprezzato proprio dal CT inglese Gareth Soutghate: "Sono incredibilmente orgoglioso di come i miei ragazzi siano impegnati nella lotta al razzismo e nelle campagne di beneficenza che li hanno visti protagonisti. Stanno dimostrando grande maturità, sanno di avere grande seguito e che le loro voci vengono ascoltate, sentono questa responsabilità e sanno che possono fare la differenza. Nella lotta al razzismo sono stati fatti passi avanti, ma bisogna farne ancora di enormi e parlo in generale non solo del calcio. Sono sempre stato in spogliatoi con un'alta percentuale di giocatori neri, quindi non ho mai pensato che c'è chi tende a chiudere gli spazi del nostro mondo, ma non ho mai neanche riflettuto sulle altre aree: allenatori, dirigenti e medici, tutti devono avere le stesse opportunità in qualsiasi campo o settore".

Ecco la Nazionale, altro capitolo importantissimo della carriera di Henderson che ha vestito la maglia dei Tre Leoni nelle formazioni Under 19, Under 20 e Under 21, fino all'esordio ufficiale nel 2010 in amichevole contro la Francia. Arrivando ad indossare, anche qui, la fascia di Capitano nell’ottobre del 2016.

Altra data da ricordare in un percorso lungo e complesso che lo ha portato sino all’Europeo di oggi.

In fondo dopo la tempesta c’è sempre il sole, e con Jordan Henderson al tuo fianco "non camminerai mai solo".


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