La UEFA discute a Tirana il futuro delle partite di LaLiga e Serie A all’estero, tra ambizioni globali e proteste dei tifosi
(Photo by Alex Caparros/Getty Images)
Il calcio europeo, da sempre un baluardo di tradizione, si trova a un crocevia cruciale. Mentre le leghe nordamericane come NFL e NBA hanno trasformato il loro successo sportivo in un modello di business globale, i campionati europei guardano con crescente interesse ai loro playbook per espandere il proprio appeal e incrementare le entrate. Oggi, giovedì 11 settembre, a Tirana, il comitato esecutivo della UEFA si riunisce per discutere proposte che potrebbero rivoluzionare il panorama calcistico: portare le partite di campionati nazionali come LaLiga e la Serie A oltre i confini europei. Ecco cosa c’è in gioco.
LaLiga spagnola ha messo gli occhi sugli Stati Uniti, con un progetto ambizioso: disputare una partita tra Barcellona e Villarreal a Miami, potenzialmente già il 20 dicembre 2025. La Federazione calcistica spagnola (RFEF) ha dato il proprio assenso a settembre, nonostante le proteste di alcuni club e gruppi di tifosi. Parallelamente, la Serie A italiana punta ancora più lontano, con l’idea di trasferire una gara tra AC Milan e Como a Perth, in Australia, a oltre 13.000 chilometri di distanza, all’inizio di febbraio 2026. La FIGC ha approvato il piano a luglio, e ora la palla passa alla UEFA.
Entrambi i campionati vedono nelle partite all’estero un’opportunità per aumentare la visibilità globale e, di conseguenza, il valore dei diritti mediatici. Secondo fonti ufficiali, Barcellona e Villarreal potrebbero incassare tra i 4 e i 5 milioni di sterline a testa per la trasferta in Florida, una cifra ben superiore ai ricavi di una normale partita casalinga. Il Villarreal, in particolare, è così entusiasta dell’iniziativa da aver offerto di coprire i costi di viaggio per i propri tifosi verso gli Stati Uniti.
Perché ora? La risposta risiede nella crescente disparità economica tra la Premier League inglese e le altre grandi leghe europee. I contratti di trasmissione della Premier League generano oltre il doppio delle entrate rispetto a LaLiga o Serie A, un divario che si riflette nel mercato dei trasferimenti. Nell’estate 2025, i club inglesi hanno speso 1,2 miliardi di sterline nette, mentre le altre leghe europee (LaLiga, Serie A, Bundesliga e Ligue 1) hanno chiuso in attivo. QuestoXORX
Portare le partite all’estero rappresenta per LaLiga e Serie A un modo per competere in un mercato globale sempre più competitivo. Tuttavia, non si tratta solo di soldi. La Serie A, ad esempio, giustifica la trasferta australiana del Milan con la concomitanza della cerimonia di apertura delle Olimpiadi invernali 2026 a San Siro, che renderebbe lo stadio indisponibile. Ma il richiamo finanziario rimane un fattore chiave.
🗓️ Today, the UEFA Executive Committee meets in Tirana, Albania to discuss key decisions on:
— UEFA (@UEFA) September 11, 2025
🏟️ Host appointments for the 2027 finals and tournaments
📘 Regulatory updates
⚽ Bonus payments for the 2025 #UWNL finals
Non tutti, però, accolgono con favore queste proposte. I gruppi di tifosi, in particolare in Spagna, hanno espresso forte opposizione, sostenendo che il calcio debba rimanere legato alle sue radici locali. Il Real Madrid, uno dei colossi di LaLiga, ha chiesto che qualsiasi decisione sulle partite all’estero sia approvata all’unanimità dai club. Critici e tifosi temono che queste iniziative siano solo il primo passo verso una progressiva delocalizzazione del calcio europeo, un precedente che potrebbe stravolgere l’identità dei campionati.
Se la UEFA dovesse dare il via libera domani, la decisione finale spetterà alla FIFA. Secondo alcune fonti, né la UEFA né la FIFA avrebbero basi legali solide per bloccare queste partite, soprattutto dopo che la FIFA ha recentemente risolto un caso antitrust negli Stati Uniti legato a questioni simili. La sensazione tra gli addetti ai lavori è che l’approvazione sia quasi inevitabile, ma il dibattito rimane acceso.
La scelta dello stadio per la partita Barcellona-Villarreal, l’Hard Rock Stadium di Miami, sembra quasi simbolica: il calcio europeo si trova davvero tra l’incudine della tradizione e il martello della globalizzazione. Le leghe vogliono capitalizzare sulla crescente popolarità del calcio in mercati come gli Stati Uniti e l’Asia, ma a quale costo? La commercializzazione dello sport, se da un lato promette ricavi senza precedenti, dall’altro rischia di alienare i tifosi più fedeli, che vedono nel calcio un simbolo di identità locale.
Il calcio europeo è a un bivio. Le decisioni prese a Tirana potrebbero segnare l’inizio di una nuova era, in cui le partite di campionato vengono disputate in continenti lontani, seguendo il modello americano. Tuttavia, il prezzo di questa globalizzazione potrebbe essere la perdita di un legame viscerale con i tifosi, che da sempre rappresentano l’anima di questo sport. La UEFA e la FIFA, sotto pressione, dovranno bilanciare tradizione e innovazione in un contesto che non ammette soluzioni semplici.
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