Questo non è uno di quegli elogi forzati o imbeccati per Pellegrini, ma il semplice racconto di un episodio che lo vede protagonista con Artem Dovbyk
asroma.com
Avvertenze per l’uso: nessuna marchetta, nessun suggerimento di scrittura, niente spinte verso il rinnovo, niente esagerazioni, soltanto il racconto di uno dei tanti episodi che vede protagonista il Capitano silenzioso. Lorenzo Pellegrini il suono assordante dei fischi dell’Olimpico lo conosce bene, ci si era abituato a tal punto che per poco non perdeva totalmente la fiducia in sé. E proprio per questo, stando a Roma praticamente da una vita, cerca sempre di essere un punto di riferimento per tutti i compagni nello spogliatoio, soprattutto per quelli che attraversano momenti di difficoltà. E nonostante l’ultimo anno di buio, tra tanta panchina, prestazioni poco convincenti ed infortuni, il numero 7 romanista, che ci crediate o no, è considerato da ogni giocatore della squadra come un fratello, un confidente, un leader nonché come il cuore pulsante della Roma.
Uno che non sta vivendo un momento facile della sua avventura in giallorosso è certamente Artem Dovbyk. Senza ripercorrere tutta la sua storia recente, caratterizzata inevitabilmente dal quasi addio estivo, saltiamo direttamente alla torrenziale pioggia di fischi dell’Olimpico che l’attaccante ucraino si è preso al momento della sostituzione contro il Viktoria Plzen. I tifosi sono legittimati a fischiare un giocatore se non ne apprezzano le prestazioni, dopotutto pagano un biglietto e possono esprimere giustamente il proprio dissenso. Ma chi ha indossato la fascia da Capitano talmente stretta da averne ancora il segno sul braccio, ha una sensibilità diversa anche se quel pezzo di stoffa non lo indossa più. E quando Artem, già deluso dalla propria prestazione contro il Plzen, esce dal rettangolo di gioco tra i fischi c’è un solo giocatore che si alza immediatamente dalla panchina e si proietta verso di lui: quel giocatore è Lorenzo Pellegrini che gli va incontro, lo abbraccia, lo consola e gli dona preziose parole di conforto.
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A Sassuolo, invece, in panchina sono seduti sia Pellegrini che Dovbyk dato che Gasp, per il match del Mapei, non ha scelto nessuno dei due come titolari. Il Mister, poco dopo l’intervallo, manda a chiamare Artem: tocca a lui scendere in campo e il numero 7 della Roma è lì a motivarlo prima del suo ingresso sul prato di Reggio Emilia. Al 50’ esce Bailey ed entra Dovbyk. L’attaccante ucraino viene inizialmente rimproverato molto da Gasperini che gli chiede di muoversi per dare soluzioni ai compagni: una volta deve allargarsi, una volta deve tenere palla, un’altra volta attaccare la profondità. Trascorre qualche minuto e le grida di Gasp si placano perché il classe 1997 inizia a fare le cose giuste: sponde, spizzate e movimenti utili. Al 66’ è il turno anche di Lorenzo Pellegrini che entra al posto di un ottimo Bryan Cristante. Passa appena un minuto e Dovbyk protegge una palla preziosa in area di rigore e serve proprio Pellegrini che si inserisce e prova un pallonetto dal lato destro dell’area, ma colpisce il palo. Peccato, sarebbe stato un bel momento: assist e gol dei protagonisti di questa storia.
Nel proseguo della gara Artem continua a fare bene servendo anche un altro pallone interessante per Wesley che arriva veloce dalla sinistra, ma davanti a Muric tira fuori. Al triplice fischio, la Roma si guadagna 3 punti e il primo posto in classifica grazie ad una prestazione corale di grande carattere. Lorenzo Pellegrini, a coronamento di quanto raccontato finora, prende con sé Artem Dovbyk e lo porta sotto lo spicchio del settore ospiti del Mapei Stadium per fargli prendere gli applausi dei romanisti per l’ottimo impatto avuto da subentrato. Che vi piaccia o non vi piaccia, che resti fino a giugno 2026 o che rinnovi, che faccia brutte o belle prestazioni, Pellegrini è un Capitano, con o senza fascia al braccio. Un Capitano silenzioso, anche se non l’unico dell’attuale Roma, che vanta diversi leader tecnici e morali. Lorenzo non lo vedi (aiutare i compagno dietro le quinte), non lo senti (lamentarsi o sbuffare per i fischi o per lo scarso minutaggio), ma c’è sempre per tutti. Ed è costantemente lì a ricordare a chiunque indossi i colori giallorossi “che cosa è la Roma, cosa vuol dire giocare nella Roma, perché la Roma non è uno scherzo, non è un posto di passaggio, la Roma è la Roma. Non si spiega, si vive”. Parola di Lorenzo Pellegrini.
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