Un viaggio tra musica e calcio, tra emozioni, ricordi e arte: come le canzoni hanno raccontato i grandi campioni e reso il pallone una metafora della vita
Roxy in the box: “San Gennaro and Fantastic Four” 2025 Stampa Digitale in Edizione Limitata (200 copie numerate
Il campionato stava finendo e pensavo al nuovo articolo del prossimo mese. Facendo zapping in TV, ho visto un documentario dedicato al fondatore del Festival di Montreux e, all’improvviso, mi è tornato in mente un numero impressionante di canzoni. Mi sono resa conto di quanta arte ci sia nella musica, di quante canzoni siano state dedicate ai grandi campioni e alle emozioni di una partita, e di quanto il calcio sia stato “cantato” come metafora della vita.
La musica è la forma d'arte più eterea: puoi sentirla, puoi ascoltarla, ma un attimo dopo è svanita. È una forma di espressione potente e universale, spesso considerata la forma d'arte più alta e, come tale, difficile da definire. La sua natura impalpabile, astratta e non rappresentativa la distingue dalle altre forme d'arte, che possono rappresentare oggetti, situazioni o concetti tangibili.
Però quanti di noi, ascoltando la radio, magari in mezzo al traffico o su un’autostrada, non hanno provato un brivido sulle note di…
“Sole sul tetto dei palazzi in costruzione
Sole che batte sul campo di pallone…
Ma Nino non aver paura
Di sbagliare un calcio di rigore
Non è mica da questi particolari
Che si giudica un giocatore
Un giocatore lo vedi dal coraggio
Dall'altruismo e dalla fantasia”
(La leva calcistica della classe '68 – Francesco De Gregori, 1982)
La musica, a differenza della pittura o della scultura, non rappresenta direttamente il mondo fisico. È un linguaggio di suoni che evoca emozioni e immagini, senza bisogno di un riferimento reale. È presente in tutte le culture e in tutti i tempi, comunicando emozioni e storie in modi che superano le barriere linguistiche e culturali – proprio come il calcio.
Quando si entra allo stadio, la prima cosa che si sente sono le note, la musica… l’inno della squadra… che fa tremare gli spalti, cantando a squarciagola, proprio come in un concerto, per far sentire alla squadra del cuore il sostegno e il nostro amore per loro.
Ascoltare una canzone è come dipingere un’opera d’arte: si diventa artisti con la mente, ascolti le parole e la tua mente vola, immagini la scena, ricrei nella tua mente i personaggi, li vesti, li fai correre…
Lui è un mago con il pallone…
Io l'ho visto alzarsi da terra
E tirare in porta…
(Tango della Buena Suerte – Pino Daniele, 2004)
I più grandi cantautori hanno scritto e cantato le gesta dei grandi campioni o le emozioni che si provano in uno stadio: pensiamo a Lucio Dalla (Baggio Baggio), Daniele Silvestri (La vita splendida del capitano), Roberto Vecchioni (Luci a San Siro), Ligabue (Una vita da mediano) e la famosissima Grazie Roma di Antonello Venditti.
Alcuni filosofi e artisti hanno considerato la musica una forma d'arte superiore, capace di esprimere l'essenza della realtà e di comunicare la bellezza in modo unico, come sosteneva Arthur Schopenhauer. La musica è infatti un’arte che non ha barriere temporali: Schopenhauer la definì una vera e propria “metafisica in suoni”, in grado di farci attingere l’essenza più profonda delle cose, al di là dei limiti della ragione. L’arte e le sue opere hanno la stessa potenza.
La musica può essere vista come un dialogo tra l'artista e il pubblico, un mezzo per condividere esperienze ed emozioni. In sintesi, è un'arte che supera le definizioni tradizionali e si distingue per la sua capacità di evocare emozioni, comunicare in modo universale e rappresentare l'essenza stessa dell'arte.
La musica, come l’opera d’arte, trasferisce emozioni profonde: come quando guardiamo un quadro, evoca sensazioni, ricordi e stati d'animo – anche attraverso un linguaggio “pop” (Francesca Michielin – La Serie B). Spesso, anche nei momenti più duri del calcio, ci siamo ritrovati a canticchiare una canzone: un po’ per consolarci, magari per gioire e, perché no, a volte per sperare!
E allora… a tutti noi: buon ascolto!