La UEFA rimanda la decisione sulle partite all’estero proposte da Serie A e LaLiga
(Photo by Harold Cunningham/Getty Images for UEFA)
L'organo di governo del calcio europeo ha scelto la via del dialogo esteso, posticipando qualsiasi pronuncia definitiva sui piani audaci che vedono i campionati di Spagna e Italia pronti a esportare match di regular season oltre i confini nazionali. Una mossa che, in attesa del semaforo verde anche da FIFA, tiene alta la tensione tra ambizioni commerciali e tradizioni calcistiche radicate.
LaLiga punta a trasformare un big match in un evento globale, proponendo di disputare la gara tra Barcellona e Villarreal a Miami nel mese di dicembre, proprio allo spettacolare Hard Rock Stadium di Miami Gardens, un impianto iconico con una capienza di oltre 65.000 posti. Dall'altra parte dell'oceano, la Serie A sogna di portare il derby meneghino tra Milan e Como a Perth, in Australia, nel febbraio prossimo, sfruttando l'Optus Stadium per avvicinare i tifosi oceanici. Queste iniziative, approvate rispettivamente dalla Real Federación Española de Fútbol (RFEF) a luglio e dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC), mirano a elevare il profilo internazionale dei tornei, ma non senza polemiche.
Il Comitato Esecutivo UEFA, riunito giovedì 11 settembre a Tirana per la sua sessione ordinaria, ha esaminato con attenzione le istanze arrivate da Spagna e Italia. Tuttavia, anziché chiudere il cerchio, ha optato per un approccio più inclusivo, annunciando una fase di consultazioni approfondite con tutte le parti in causa prima di tracciare una linea. Come dichiarato in una nota ufficiale, "il Comitato ha riconosciuto questa come una questione importante e in espansione, ma ha espresso il desiderio di raccogliere le opinioni di tutti gli stakeholder prima di una decisione finale. Ci sono molti aspetti da chiarire e, in quanto organo di governo europeo, la UEFA ha il dovere di ponderare ogni fattore". Tra le voci prioritarie, un posto d'onore spetta ai tifosi, da sempre custodi dell'essenza del gioco.
🤝 UEFA president Aleksander Čeferin joined the fun.
— UEFA (@UEFA) September 11, 2025
He was welcomed with a special guard of honour from the kids. pic.twitter.com/TrUP779mgU
Con l'approvazione della FIFA che resta imprescindibile per sbloccare le pratiche, LaLiga si trova ora in una vera gara di resistenza cronometrica: il December si avvicina, e ogni ritardo potrebbe mandare in fumo l'intera operazione Miami, pensata come una vetrina lucrosa per sponsor e broadcaster globali. La Serie A, con il suo piano australiano più dilazionato nel tempo, ha un margine leggermente più ampio, ma il destino delle due proposte resta intrecciato. Entrambe le leghe, LaLiga e Serie A, spingono con convinzione su queste "esportazioni" per rafforzare la visibilità delle loro competizioni e dei club coinvolti, in un contesto in cui i ricavi della Premier League inglese continuano a schiacciare la concorrenza finanziaria sul mercato europeo.
Secondo fonti attendibili, né UEFA né FIFA dispongono di forti argomentazioni giuridiche per ostacolare i progetti, a seguito della risoluzione della causa antitrust promossa dal promotore statunitense Relevent Sports contro la United States Soccer Federation (USSF) e la stessa FIFA, conclusasi con un accordo extragiudiziale all'inizio di aprile 2025. Quel contenzioso, nato dal tentativo fallito di LaLiga di giocare Girona-Barcellona a Miami nel 2018, ha costretto FIFA a rivedere le sue norme sulla territorialità delle partite, aprendo uno spiraglio per match ufficiali oltre i confini nazionali. Eppure, il presidente UEFA Aleksander Ceferin ha già espresso il suo scetticismo personale, dichiarando a fine agosto di non essere "felice" all'idea di vedere fixture di LaLiga e Serie A disputate fuori dai rispettivi paesi.
Le associazioni dei supporter, da tempo in prima linea, hanno alzato la voce contro questi piani, denunciando una scarsa consultazione preliminare e il rischio di un precedente devastante per l'ecosistema calcistico. Gruppi come Football Supporters Europe (FSE) hanno sottoscritto petizioni con oltre 500 realtà da 28 nazioni, definendo l'esportazione di anche una sola partita nazionale "una di troppo", poiché minaccerebbe l'integrità del modello sportivo europeo, svuotando gli stadi storici e svincolando i club dalle loro comunità radicate. Ronan Evain, direttore esecutivo di FSE, ha parlato di un "Pandora's box di disordine" che potrebbe trasformare il calcio in un mero prodotto di intrattenimento globale.
🇦🇱 This year’s festival took place in Tirana, Albania.
— UEFA (@UEFA) September 11, 2025
Local children took part in training sessions with UEFA football ambassadors Luís Figo and Aljoša Asanović, as well as local players and celebrities. pic.twitter.com/4bpeAhDMrm
Football Supporters Europe ha accolto con favore la decisione UEFA di optare per le consultazioni, interpretandola come un impegno concreto a "preservare l'integrità del calcio europeo". In un comunicato ufficiale diramato lo stesso 11 settembre, FSE ha sottolineato come "l'annuncio di oggi rifletta la dedizione a un approccio misurato, con la specifica menzione dei tifosi che dimostra il riconoscimento della forte opposizione espressa da milioni di sostenitori in tutto il continente, nonché da altre parti interessate che si sono pronunciate contro questi piani". L'associazione ha ribadito la propria posizione immutata: "Il calcio europeo appartiene ai nostri stadi, alle nostre città, alle nostre comunità – una partita nazionale all'estero è una di troppo". FSE si dice pronta a un dialogo costruttivo con UEFA e istituzioni europee per blindare il Modello Sportivo Europeo, resistendo a derive che potrebbero alterarne le fondamenta.
Prospettive future? Il prossimo Comitato Esecutivo UEFA è fissato per il 3 dicembre a Nyon, in Svizzera, dove potrebbe cadere il sipario su questa saga.Nel frattempo, il mondo del calcio trattiene il fiato, tra l'entusiasmo per l'innovazione e la difesa ferrea di un patrimonio che va oltre il campo di gioco.
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