Come siamo arrivati al fuorigioco semiautomatico

Cronistoria di tutti i cambiamenti delle regole del calcio. Dall’introduzione dell'offside, fino all'avvento del VAR e del fuorigioco semiautomatico in Champions League, ai Mondiali e in Supercoppa Italiana.

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"L'italiano ha un solo vero nemico: l'arbitro di calcio, perchè emette un giudizio".

Questa citazione dello scrittore e giornalista Ennio Flaiano descrive molto bene la mentalità del cittadino italiano medio e la dura vita dell'arbitro, ovunque ma forse in Italia un pò di più.

La figura del giudice di gara rappresenta infatti la professione probabilmente più ingrata, maltrattata e difficile tra tutti gli spiragli di carriera garantiti dallo sport e nello specifico dal calcio, un gioco capace di sprigionare i picchi emozionali e irrazionali dei tifosi, spesso taglienti e non particolarmente benevoli nei confronti della terna.

Decidere di farne parte equivale infatti ad accettare di essere il capro espiatorio per antonomasia, il protagonista e la calamita di tutte le polemiche riguardanti il gioco, nonostante l'importanza fondamentale del ruolo, in quanto garante delle regole di questo sport e del loro rispetto e applicazione.

Una forma mentis avversa, avente come proprio centro e apice una regola su tutte: il fuorigioco.

Nulla più dell'offside è capace di raccogliere la lamentela calcistica, che si parli di decine di anni fa o della scorsa domenica. La protesta sul fuorigioco c'è sempre stata.

Al punto da indurre le istituzioni del calcio ad attuare rinnovamenti radicali nel corso degli anni. Iniziati con la sua introduzione, per poi sostenere finalmente la terna arbitrale con l’introduzione del VAR, strumento che sta totalmente rivoluzionando il calcio.

Cui è stato affiancato, a partire da quest'anno, anche il fuorigioco semiautomatico, prima in Champions League e, dal 18 gennaio 2023, anche in Italia, con la Supercoppa Italiana tra Inter e Milan a Riyadh a fungere da battesimo per questa tecnologia che, si spera, possa placare le polemiche una volta per tutte.

L’introduzione del fuorigioco

La regola dell’offside, nota tra i più esperti come la Legge 11 delle Regole di Gioco dell'IFAB (International Football Association Board) è parte integrante di questo sport, condizionandone di molto i connotati e portando ogni allenatore ad elaborare trame tecnico – tattiche volte ad innescare la cosiddetta “Trappola del fuorigioco” o a disinnescarla durante le manovre offensive.



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Il calcio nasce nel 1800 e nelle sue forme embrionali la gestione del gioco era molto diversa rispetto ad oggi.

Alcuni club applicavano l’offside, altri a discrezione non lo utilizzavano e questa libertà applicativa conduceva anche a forme interpretative differenti. Causando una disomogeneità normativa concretamente percepibile.

Le cose iniziano però a cambiare a partire dal 1863, anche complice la nascita della Football Association a Londra, capitale del Paese che ha dato i natali al calcio nel 1848.

La federcalcio britannica, infatti, 100 annni più tardi, nel 1963, deciderà di codificare le leggi del football, introducendo un piano applicativo comune e rigido, contenente anche l’offisde.



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Tuttavia già durante i primi anni qualcosa inizia a muoversi e le applicazioni iniziali disponevano come ogni giocatore dovesse trovarsi all'altezza o dietro il pallone quando la propria squadra ne fosse in possesso.

Se la sfera veniva calciata in avanti superando un compagno di squadra, quel giocatore non poteva quindi giocarlo, ma doveva aspettare che gli avversari lo calciassero o che un compagno in posizione di fuorigioco fosse in grado di giocarlo.

Le prime modifiche e fuorigioco a tre giocatori

L’interpretazione ancestrale della regola subisce le prime modifiche nel 1866 con l’introduzione di quella che viene ricordata come la regola del fuorigioco a tre giocatori.

Novità che permetteva ai calciatori di disporre di maggior margine di manovra per attaccare. Finché il destinatario del passaggio aveva tre avversari più vicini alla linea di fondo, poteva ricevere la sfera.

Regola rimasta intatta fino al secolo successivo, nonostante in molti volessero passare ad un’interpretazione tarata su un solo giocatore.

La nascita dell’IFAB

Il 1866 rappresenta un anno importante per il gioco, avendo dati i natali alla Football Association Board IFAB, istituzione che permise alle figure apicali delle federazioni inglesi, scozzesi, irlandesi e gallesi di stabilire delle norme calcistiche unificate per portare chiarezza e omogeneità.

Conducendo a questa nuova forma dell’offside: il fuorigioco doveva essere fischiato quando la palla veniva giocata e non ricevuta.

Prima di essa un atleta veniva considerato oltre la linea nel momento in cui riceveva il pallone, il che vuol dire che il rinnovamento di questi anni permise di concedere più libertà ai vertici offensivi delle squadre, dando loro la possibilità di correre sui passaggi in profondità dietro le linee avversarie.

I cambiamenti di inizio ‘900

Nella prima decade del 1900 si assiste ad un’escalation di modifiche. Nel 1903, infatti, la legge sul fuorigioco amplia ulteriormente la libertà d’azione del gioco offensivo, stabilendo come non potesse essere considerato in offside il calciatore che si trovasse semplicemente in una posizione di fuorigioco.



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Ma che questi dovesse necessariamente influenzare anche tutta la trama del possesso, diventandone attore integrante.

Quattro anni più tardi, poi, si decise che nessuno potesse mai essere in fuorigioco nella propria metà campo, relegandone l’applicazione alla sola metà avversaria.

L’unione tra FIFA e IFAB

L’avvento del nuovo secolo sembra portare sempre più brio al calcio.

Dopo le modifiche della prima decade, infatti, nel 1913 la FIFA si lega ufficialmente all’IFAB, cominciando a farne parte, ottenendo un potere pari a quello delle federcalcio fondatrici.

Annessione che si dimostrò essere importante ai fini dei regolamenti e che condusse ad una serie di cambiamenti impattanti:

  • l'eliminazione del fuorigioco da rimesse laterali nel 1921;
  • Il passaggio dall'offside a tre a due giocatori nel 1925.

Decisioni che portarono a conseguenze positive sul gioco, come per esempio un maggior numero di gol, una miglior fluidità delle azioni e, come fisiologico risultato, maggior tasso di spettacolarità.

Gli anni ’90 e i primi anni 2000

Dal 1990 ai primi anni del 2000, con particolare menzione per il 2005, il tentativo dell’IFAB è stato quello di attuare una liberalizzazione sempre più massiccia del gioco e delle azioni offensive, plasmando quindi la regola del fuorigioco a questa necessità.

Modifiche che hanno innanzitutto ridotto il numero di offside fischiati a partita, per poi migliorare anche il flusso del gioco, dando spazio all’attacco e interrompendo meno le partite con fischi arbitrali.

Eliminando peraltro le mani e le braccia dall’ambito applicativo della norma, al contrario di quanto non accadesse in precedenza.



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Tutte queste decisioni hanno avuto un impatto palpabile sulla Regola 11, riducendo peraltro il tatticismo della trappola del fuorigioco, complicando così le strategie difensive delle squadre.

Con la liberalizzazione dell’attacco ottenuta attraverso lo snellimento di alcuni, iniziali, dogmi dell’offside, infatti, ora non è più sufficiente che un difensore su avvicini ad un attaccante per costringerlo al fuorigioco, potendo quest’ultimo posizionarsi in zone del campo che non interferiscano all’azione, autoescludendosi quindi dal fischio arbitrale.

Una regola che è però in continuo divenire e che non si è fermata al 2005, ma, anzi, ha continuato ad evolversi plasmandosi via via alle necessità dettate dal tempo che passa, e dal cambiamento del gioco.

La Var e il fuorigioco semiautomatico

Fino a condurre ad un avvento sempre più massiccio della tecnologia, con strumenti mirati a cautelare e accompagnare la terna arbitrale, riducendone la percentuale d’errore, producendo un impatto forte anche sulla Regola 11.

La Var, introdotta in Champions nel 2017, sta riscontrando risultati talmente profondi da modificare la concezione del gioco avuta fino ad oggi.



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Sfruttata per elevare la correttezza dei fischi arbitrali e per risolvere situazioni delicate e scomode legate, spesso, proprio all’applicazione dell’offside.

Uno strumento che forse volta le spalle alle necessità maturate col tempo di evitare sempre più lo spezzettamento del gioco con interventi della terna, ma che effettivamente sta garantendo la corretta e consona applicazione della regola. Fino ad introdurre, a partire dal 2022, il fuorigioco semiautomatico.

Come funziona il fuorigioco semiautomatico

Il 2022 ha rappresentato una sorta di anno zero per il calcio, sotto molti punti di vista. Scelte innovative e prese di posizione inusuali hanno infatti reso l'anno appena conclusosi foriero di novità. A partire dalla FIFA World Cup Qatar ambientata in inverno anzichè in estate, come accadeva ininterrottamente dal 1930. Per una competizione che, tra le altre cose, ha funto da palcoscenico perfetto per certificare l'applicazione a livello internazionale del fuorigioco semiautomatico (SAOT), ennesimo rinnovamento della Legge 11 e completamente plasmato sulla tecnologia.

Come spiegato da Geopop, infatti, il SAOT rappresenta un'evoluzione assoluta della visione e dell'applicazione del fuorigioco, sfruttando la bellezza di 12 telecamere di localizzazione montate sotto il tetto dello stadio, col fine di tracciare la palla e archiviare fino a 29 punti di raccolta dati per ogni singolo giocatore, con una frequenza di 50 volte al secondo, calcolando la loro posizione esatta sul campo  durante l'azione.

I 29 dati raccolti includono tutti gli arti e le estremità rilevanti per effettuare le chiamate del fuorigioco secondo il regolamento in vigore.

In aggiunta a tutto questo, inoltre, un dato interessante è rappresentato dal fatto che la linea per accreditare o meno il fischio dell'offside da parte dell'arbitro non è più tracciata dalla VAR, ma dalla tecnologia, basata proprio sui dati raccolti. Il che vuol dire che, ora, la VAR viene limitata al controllo della corrispondenza tra quanto visto dalla stessa e ciò che verrà calcolato dalla SAOT, grazie ad un chip introdotto all'interno del pallone.

Seguendo una strategia che, come sottolineato da Pierluigi Collina, ricorda molto la Goal Line Technology e che porterà, una volta presa la decisione definitiva sull'azione, ad una nuova visualizzazione del fuorigioco, non più rappresentata dall'immagine del campo con la linea, ma da una grafica in grado di mostrare esattamente la posizione dei giocatori in tre dimensioni.

L'introduzione della SAOT nel calcio italiano

Drastica evoluzione tecnologica che, finalmente, ha iniziato ad attecchire anche in Italia. Come confermato dalle istituzioni del movimento del nostro Paese, infatti, la SAOT diventerà parte integrante del calcio italiano a partire dalla Supercoppa Italiana del 18 gennaio 2023 tra Milan ed Inter.

Un cambio importante per una rivoluzione che vuole rendere la Serie A al passo coi tempi, al punto da spingere l'Ad Luigi De Siervo a dichiarare: “E’ un giorno importante, siamo stati la prima lega al mondo ad avere la goal line techonology, la prima ad avere il Var e ora la prima ad avere il fuorigioco semiautomatico”.

Numeri da record figli della volontà di sfruttare tutti i vantaggi della tecnologia per risolvere l'annoso problema della polemica vertente sul calcio, decisione fortemente apprezzata dalla categoria dei giudici di gara, come confermato dal designatore degli arbitri Gianluca Rocchi presso l'International Broadcasting Center di Lissone: "Il fuorigioco semiautomatico è uno strumento che ci permette di lavorare al top, abbiamo fatto molto training per arrivare preparati al girone di ritorno. La Supercoppa sarà un test molto importante. E’ uno strumento che ci permette di sbagliare meno e di accorciare i tempi delle decisioni, ma serve una formazione di altissimo livello”.



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