Javier Tebas: leadership e visione al servizio de LaLiga

Sguardo cinico e dichiarazioni mai banali. Dal suo arrivo LaLiga è più ricca, più democratica nella distribuzione delle risorse e più rigorosa. Ecco l'uomo che ha cambiato il calcio spagnolo.

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Il dato di fatto è che LaLiga, dal giorno del suo primissimo insediamento, è stata capace di risollevarsi riducendo del 71% i debiti con lo Stato ed aumentando nel tempo le entrate, andando oltre un +48%. Il rovescio della medaglia è che il profilo che stiamo tracciando è protagonista di diverse storie controverse e numerosi conflitti d’interesse documentati a più riprese dai media spagnoli e dalla stampa estera con particolare (per alcuni giustificato) accanimento.

Parliamo del Signore del calcio spagnolo, Javier Tebas, Avvocato nato e cresciuto sino all’età di quattro anni a San Jose nel 1962, in Costa Rica, oggi al terzo mandato (2013, 2016 e 2019) come “Jefe” de LaLiga sino al prossimo 2024. L’arrivo di Tebas nel calcio spagnolo ha segnato una vera e propria rivoluzione gestionale, con particolari riflessi positivi da un punto di vista economico, creando un solco con i precedenti management che avevano accompagnato la discesa quasi in picchiata di uno dei 5 principali campionati d’Europa.

Una visione da businessman

Il Tebas vete ya! è lo striscione probabilmente più presente nelle curve degli stadi spagnoli ed il coro capace di unire i supporter di tutta la nazione. Dando uno sguardo alla rassegna stampa dei quotidiani spagnoli, dal suo approdo nella LPF sino ad oggi, l’uomo, più che il manager, è stato definito come il più odiato dalla comunità calcistica. Continuo è il riferimento ad un dissenso, manifestato e non, che coinvolge tutti gli addetti ai lavori e i portatori d’interesse, dai Club ai tifosi. Ogni occasione, ogni match è buono per urlare contro il mostro Tebas, che però si è opposto alla Superleague, alzando un muro invalicabile, curando ovviamente i propri interessi e tutelando (consciamente o inconsciamente) il motto Football is for the fans: "È una barca con tre naufraghi e una bandiera. La bandiera sono le misure cautelari del Tribunale di Madrid che gli ha dato ragione. Ma è un giudice che ancora deve ascoltare la Uefa, magari deciderebbe diversamente se avesse tutte le informazioni. La questione chiave è che i campionati nazionali sono il motore industriale di ogni nazione. Devono esserci accordi migliori con la Uefa e la Fifa. Viviamo in un'era in cui sembra che cambiare il format e le regole sia la soluzione a tutto”.

Il suo è uno sguardo cinico, spietato, da businessman. Non siamo più nel calcio dei mecenati, il sistema si è aggiornato. Oggi al cuor si comanda e Tebas è uno dei manager più influenti, più potenti, che viene osteggiato da un lato, mentre dall’altro gli si riconoscono i successi. Queste le parole di Jorge Valdano: “Partiamo dal presupposto che non abbiamo gli stessi ideali, ma è evidente che Tebas nella sua gestione abbia fatto di più per il calcio spagnolo che tutti i suoi predecessori messi insieme. Non so come proseguirà e finirà il suo mandato, ma sono certo che non tornerà mai indietro sulle sue posizioni. Questo è il suo stile, questo è il suo modo di agire. Da quando è arrivato lui LaLiga è più ricca, più democratica nella distribuzione delle risorse, più rigorosa nel rispettare le condizioni contrattuali, più dignitosa nella cura dei palcoscenici e nell’immagine dell’organizzazione”.

L’ideologia politica di Tebas

Questa è una dichiarazione della scorsa estate, non sappiamo oggi quale sia il pensiero di Valdano ma ciò che ha detto è un concetto concreto, reale, testimoniato dalle percentuali con le quali abbiamo aperto l’approfondimento. Si parla anche di ideali e delle ideologie di Tebas, uno dei primissimi punti che gli viene contestato. Legato all’estrema destra (non ne ha mai fatto mistero) sin da giovane, è stato coordinatore della sezione locale del partito Fuerza Nueva, battendosi per l’ unità della Spagna, la difesa del cattolicesimo e prendendo una netta posizione contro l’aborto. Un “purista”, che ancora oggi dice di difendere e rappresentare parte di quegli ideali e che nel 2019 ebbe l’idea di manifestare pubblicamente il suo appoggio al partito Vox, altra organizzazione di destra. Ognuno è libero di esprimere la propria opinione e di votare chi vuole, ma probabilmente sarebbe stato meglio non esporsi, attirando ancor più le mira dei tifosi (e di molti cittadini) spagnoli.

L’ingresso nel futbol

Tebas entra nel calcio ufficialmente nel 1993, a seguito dell’elezione come Presidente dell'Huesca SD, club della sua città, rimanendo in carica sino al 1998. La sua fortuna, però, la costruisce grazie agli studi e la specializzazione in diritto sportivo, diritto societario e diritto fallimentare. Riesce ad approfondire e “mixare” queste materie direzionando il suo mirino verso i club professionistici spagnoli trasformandoli in clienti del proprio studio legale di famiglia gestito insieme alla moglie. Quale chiave migliore può essere utilizzata per entrare nel calcio che conta se non quella di salvare delle Società in difficoltà economica? Tebas, o meglio il suo Studio, ha rappresentato tra le altre Rayo Vallecano, Real Maiorca, Xerez, Valladolid ed appunto il “suo” Huesca. Nello specifico, l’attuale Presidente de LaLiga è tra i massimi esperti nel Paese della cosiddetta Ley Concursal, ovvero quello strumento giuridico che permette alle aziende vicine al fallimento di entrare in procedura d’amministrazione controllata e quindi di continuare ad operare per un tempo limitato. Questa la chiave di volta per entrare nel calcio ma anche un grande conflitto di interessi. In un articolo di AS datato dal 2012 si parla, infatti, di 300.000 euro di consulenza pagata da ogni club  allo Studio Tebas Coiduras. All’epoca Tebas era già all’interno de LaLiga considerando che il suo primo incarico ufficiale come Vice-Presidente de LaLiga è datato 2001, in qualità di rappresentante del Badajoz, club che qualche anno dopo fallì miseramente. 

La crescita della sua carriera, del suo profilo, è andata di pari passo con le aperture delle varie sedi dello Studio: partito da un ufficio nella città di Huesca, il gruppo Tebas – Coiduras crebbe notevolmente tanto da inaugurare, in ordine di tempo, prima una nuova sede a Madrid, poi a Losanna ed infine a Buenos Aires.

Tebas è un uomo forte, è un manager esperto e navigato che va dritto anche durante la tempesta. Il cuore del calcio spagnolo non lo apprezza, i vertici invece sì, perché è stato capace di risollevare un sistema morto e quasi sepolto. L’antipatia (per usare un eufemismo) è generata dall’ applicazione rigida del cosiddetto control económico, ovvero dei parametri finanziari che devono essere rispettati dai club nella gestione del budget pena l’esclusione dai Campionati, come accadde ad esempio al Real Murcia nell’Agosto 2014 escluso dalla Segunda Division.

Altro caso che scatenò la rabbia dei tifosi contro Tebas fu la retrocessione dell’Osasuna nel 2016 per un caso di calcio – scommesse dove, secondo i tifosi della squadra, il capo della LNF mostrò troppa animosità  nella questione. Ha nel tempo, inoltre, inasprito le misure contro la violenza nel calcio dopo l’omicidio di un tifoso del Deportivo La Coruña applicando una repressione verso quei gruppi organizzati più estremi.

La chiave dei Diritti TV

Questa è parte di una lunga lista di ciò che gli viene contestato, ci vorrebbero giorni per approfondire caso per caso.

Ma per concludere, qual è stato il punto di svolta nella sua carriera? Quale l’elemento chiave che ha risollevato LaLiga?

Era il 2003 e Tebas fu eletto rappresentante del G-30, un gruppo che comprendeva trenta club di Primera e Segunda Division per la negoziazione congiunta dei diritti televisivi con l’obiettivo di ottenere una distribuzione più equa. Tebas fece leva sulle squadre più piccole, creò una vera e propria fazione che si pose contro i top club di Spagna, riuscendo ad insistere con un continuo pressing sul Governo e sull’opinione pubblica sino all’approvazione del Decreto Legge 5/2015 che prevede uno standard per la vendita centralizzata dei diritti televisivi, riducendo quindi il gap tra piccole e grandi e dando nuova linfa al sistema LaLiga. Questo è stato il suo personale turning point e di conseguenza quello del calcio spagnolo. Da questa data in poi LaLiga è divenuto un vero e proprio brand. Nuova distribuzione dei proventi generati dai Diritti TV, nuovi investimenti dall’estero e l’espansione del marchio tanto nel continente americano quanto soprattutto in Asia, mercato essenziale per la LPF. Dal 2015 è cambiato tutto, il calcio spagnolo non si è poggiato più solo ed esclusivamente su Barcellona e Real Madrid, ha saputo coinvolgere anche medi e piccoli club, dando la possibilità a tutti di affacciarsi all’estero. Una strategia sicuramente rivoluzionaria per il calcio spagnolo che dopo anni si è avvicinato al modello Premier League: sponsorship provenienti dall’estero, tour e tornei lontani dalla Spagna, aumento della vendita del merchandising, eventi e implementazione delle attività di responsabilità sociale.

Tutto ciò grazie ad una nuova visione, a nuove norme e leggi. Tutto ciò grazie alla tenacia, al cinismo e alla spietata visione manageriale di Javier Tebas Medrano.

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