Il senso degli acquisti del Venezia

I calciatori scelti per la Serie A aderiscono al progetto tecnico di Zanetti ma mirano a rinforzare l’identità della città in tutto il mondo.

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Per gli appassionati del videogame Fifa e della sua modalità FUT, la rosa messa su dal direttore del Venezia Mattia Collauto sarebbe quasi sicuramente etichettata come squadra esotica.

La immagino proprio così la squadra del Venezia a inizio stagione.

Magari commentata su Twitch dallo streamer Zano VVII, colui che ha introdotto questo termine in associazione a squadre costruite con una logica fuori dai canoni comuni come potrebbe essere, ad esempio, l’assenza di prevalenza di una nazionalità specifica o un atteggiamento tattico, in favore di qualche elemento più “esotico” appunto.

Il calciomercato del Venezia nelle ultime due sessioni di calciomercato avrebbe potuto, forse, strizzare di più l’occhio all’Italia, senza rinunciare ad un livello tecnico praticamente simile a quello dei calciatori scelti per la rosa, con nomi semi sconosciuti ai più. Il Venezia però ha preferito mirare su calciatori capaci di essere portatori del messaggio che il club vuole veicolare nel mondo.

Una squadra di calcio ospitata dalla città più iconica e affascinante al mondo insieme a Parigi e che quindi non può rinunciare ad un certo stile estetico in ogni attività e operazione: dal merchandising, dal visual, fino alla rappresentazione in campo con un certo tipo di calciatori.

Gli acquisti “esotici” del Venezia

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Chi aveva iniziato ad apprezzare il tenore degli acquisti del Venezia non solo dal punto di vista tecnico, ma anche quello di immagine, non si sarà stupito dell’arrivo del portoghese Nani a gennaio.

Il calciatore più iconico tra gli svincolati di quel momento arrivava da un campionato, la MLS, che aveva già offerto spunti al club lagunare. Qualche mese prima il Venezia aveva infatti prelevato Tanner Tessmann, dal Dallas FC, la squadra in cui sono cresciuti lo juventino Weston McKennie e il romanista Bryan Reynolds.

Tessmann è l’aggancio ideale per collegare il Venezia al futuro (il centrocampista è un classe 1999) e la città di Venezia agli Stati Uniti e al mondo. C’è grande attenzione dei media ai futuri talenti che la nazionale a stelle e strisce sta coltivando, e Tressmann è uno di questi, oltre ad essere un ottimo canale per far incuriosire gli americani della scena calcistica italiana.

Da quando è in laguna, lo statunitense ha realizzato diversi takeover e partecipazioni a podcast come nel caso di B/R Football (“A day off in Venice”) o nel caso di The Only Podcast That Matters™.

Lo stesso Tessmann porta il club e chi lo segue sui social in una dimensione di calciatore moderno attraverso alcuni dei suoi interessi come il mondo cripto ed NFT in cui Tanner “investe”, come ha comunicato lui stesso su Twitter.

January 21, 2022

 Il vivaio di giovani calciatori utili per il calcio europeo da parte della MLS è in fermento. Lo si intuisce dando un occhio ai record infranti nell’ultima stagione.

Per fare un esempio utile a questo pezzo che cerca di spiegare le scelte commerciali dietro ad alcuni colpi del calciomercato del Venezia, cito Gianluca Busio. L’italo americano arrivato la scorsa estate in laguna, ha battuto il record di più giovane calciatore a realizzare un gol e un assist nella stessa partita in MLS, detenuto in precedenza da Landon Donovan, giocatore di culto degli anni 2000 quando si pensa al calcio americano e alla sua capacità di fuoriuscire dai confini statunitensi.

L’America è quindi un target di grande rilevanza per il Venezia.

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Ma sarebbe riduttivo orientare tutti gli acquisti esclusivamente come obiettivo di penetrazione di un mercato, di una community.

Il senso degli acquisti del Venezia è anche sostenuto da un approccio scelto dalla società da diverso tempo, già da quando fu integrato nell’organigramma Paolo Poggi con il ruolo di Responsabile Progetti Internazionali, oggi direttore tecnico dopo aver raccolto un bagaglio di esperienza e conoscenza di quella parte di mondo calcistico che sta al di fuori dei nostri confini nazionali.

Oggi il Venezia è un melting pot di calciatori più o meno validi per gli obiettivi attuali, con un’ottima capacità attrattiva sui curiosi, gli appassionati e i nuovi tifosi (o turisti).  

Il Venezia ha potenziali ambassador in Nord Europa grazie ai vari Niki Mäenpää (Finlandia), gli islandesi Arnór Sigurdsson e Bjarki Bjarkason (ora in prestito al Catanzaro), senza dimenticare il norvegese Dennis Johnsen.

L’arrivo di Nani è stato anticipato da quello di un altro ex Manchester United Sergio Romero, così da intensificare la Premier League connection suggestionata dal numero 14 indossato dal francese Thomas Henry, omonimo e connazionale del celebre attaccante dell’Arsenal. 

In un’intervista del 2019 che avevamo realizzato con Veronica Bon, ex responsabile comunicazione del Venezia:

“Il nostro dipartimento di progetti internazionali nasce 3 anni fa […].

In un arco temporale relativamente breve abbiamo raggiunto dei risultati impensabili tanto che oggi siamo presenti con il nostro lavoro in Cina (dove abbiamo anche aperto un ufficio di rappresentanza per coordinare meglio le attività), Stati Uniti, Canada, Australia, Corea del Sud, Vietnam, Mongolia, Finlandia e Oman”.

Il merchandise, l’importanza del visual e la grammatica del racconto

“L’obiettivo del nostro lavoro è di allargare la nostra fan base. I social oggi rappresentano il principale strumento a nostra disposizione per raggiungere tifosi e simpatizzanti e reindirizzarli alle nostre piattaforme sulle quali poi avviene la vera profilazione.

Il linguaggio che utilizziamo cambia e si adatta al tipo di social che utilizziamo e ai target che vogliamo raggiungere”.

La descrizione della Bon è ben visibile su due social in particolare: Instagram e Twitter.

Sul secondo, il Venezia alterna due registri di comunicazione differenti per l’account in lingua italiana e inglese. Durante questa stagione abbiamo imparato a conoscere gli account grazie un commento dei match di Serie A fuori dall’ordinario. Un tono di voce più distaccato dalla cronaca morbosa dei mille altri profili di club, che si lascia andare in elogi al gioco degli avversari come capitò contro l’Inter (o tweet polemici come contro l’Atalanta).

È però su Instagram che si compie al meglio l’attitudine visuale del Venezia.

Quel tono elegante e minimalista, quella fotografia in pieno stile reportage che offre spazio alla città, ai simboli identitari e a volte, come nella trasferta a Napoli e Milano, alla città ospitante.

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Un modello fotografico che ricorda quello delle fanzine e dei primi reportage sul calcio inglese degli anni ’80, senza risultare nostalgico o pesante, oltre a strizzare l’occhio alla pulizia della fotografia Still Life grazie ai giochi di luci e ombre e alla centralità del soggetto protagonista.   

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Il cerchio si chiude con la comunicazione del sito ufficiale.

Finendo sullo store del club è possibile acquistare kit di gara e da passeggio, ma anche un book fotografico che racconta la stagione della promozione dalla B alla A. Il fotografo Ethan White, accompagnato dai testi del presidente Duncan Niederauer, ha suddiviso il libro in due parti, nelle prima 96 pagine lo spazio è dedicato ai calciatori immortalati in tutti i momenti sportivi e non, mentre la seconda parte del book è dedicata alla città.

La centralità della fotografia nella comunicazione del Venezia è evidente e in continua evoluzione, lo si evince dall’ultima collaborazione stretta col fotografo Eric Scaggiante.

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Nella home del sito c’è tutto quello che il Venezia vuole rappresentare: la città, le persone del club e la maglia, con quello stile fotografico descritto prima.

Uno stile e una grammatica totalmente diversa da quella a cui tutte le altre squadre di calcio ci hanno abituato. Anche nella sezione dedicata alla rosa, solitamente destinata a fotografie frontali e mono posizionali, tipiche da shooting, il Venezia presenta invece i calciatori con veri e propri scatti iconici, rigorosamente in bianco e nero. Passando l’icona del mouse sulle foto i quadranti di ogni singolo calciatore si animano con i colori del club, con l’arancio (colore del Mestre, una delle squadra che si fuse per dare vita al Venezia), il nero e il verde che si alternano.

Sullo store ovviamente la maglia del Venezia.

La maglia è diventato il messaggio più evidente per mostrare la nuova connessione tra squadra di calcio e città quando la scelta del direttore creativo è ricaduta sullo studio di New York Fly Nowhere, già noto per le collaborazioni con Sergio Tacchini, PSG, EA Sport e Supreme, oltre che con le italiane Roma e Inter.

La maglia del Venezia è un simbolo che ha ribaltato le logiche italiane, tanto da aver creato scompiglio nelle regole predisposte da Lega Serie A sul logo e le scritte del club presente sulle maglie, ma soprattutto un kit che ha stregato e fatto parlare in tutto il mondo.

Un simbolo frutto della nuova collaborazione con Kappa, promosso negli shooting con la sempre presente modella @ theopisti_p.

La maglia del Venezia è diventata anche veicolo per promuovere parte della brand purpose del club: prima la collaborazione con la ONG “We are here Venice” che si occupa della tutela della Laguna, e successivamente la partnership di maglia con Green Project Agency, azienda che si occupa di energia rinnovabile.

Tutto ciò che il Venezia fa, da una nuova release fino allo scouting di un certo tipo di calciatori, ha un senso preciso: fortificare l’identità del club e di Venezia oltre i confini nazionali.

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