Profili | Alessandro "Alino" Diamanti, passione e divertimento

Il profilo di Alino è unico, spontaneo, originale. Un personaggio che ha stravolto il modo di comunicare sui social dei calciatori e che non passa mai inosservato, sia dentro che fuori dal campo.

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Quando sei un personaggio pubblico, un calciatore famoso e conosciuto, trasmettere un messaggio è sempre una questione delicata, non è facile mostrarsi sui social così come si è nella realtà.

Qualcuno è attento a ciò che dice, altri ostentano un po’ troppo, qualcun’altro, raramente, riesce davvero ad essere sé stesso, nel rispetto di tutto e tutti. 

Anche sui social però, valgono le eccezioni che confermano la regola. Basta aprire il profilo Instagram di Alessandro Diamanti e ti accorgi di come, l'attuale capitano del Western United, riesca a trasmettere un concetto davvero complesso, quasi inarrivabile in una società con attitudine ipercinetica: la serenità.

Se c’è una cosa che viene totalmente sradicata nei profili di Diamanti è la banalità, magari senza la necessità di doversi tuffare in piscina dal tetto della propria abitazione.

La serenità(!), un termine che spesso non si sovrappone alle pressioni soffocanti tipiche dell’ambiente del calcio professionistico, un sistema che mette psicologicamente in difficoltà i calciatori, portandoli ad  assumere un atteggiamento prudente ed in molti casi scontato, sui social come in conferenza stampa.

Talento e spensieratezza

Diamanti ha sempre detto ciò che pensa, facendosi apprezzare da molti, prendendo la vita privata come la sua professione, con la spensieratezza giusta. Ovvio che la serenità di oggi, sia il risultato di un percorso lungo e complesso.

Uno dei suoi ultimi post recita: "Enthusiasm moves the world". L'entusiasmo è la parola chiave, ha caratterizzato le varie tappe da calciatore, dai primi passi sino all'Australia. Una carriera particolare, caratterizzata da tanti momenti di “rinascita”, un percorso che lo ha visto protagonista dalla D alla Serie A, passando per Inghilterra, Cina ed Australia.

Poche tifoserie delle squadre dove ha militato hanno ricordi negativi, in fondo ha sempre avuto “la maglia sudata” a fine partita.

La sua storia con il Livorno delinea gran parte del profilo di Diamanti, che esordisce con la maglia amaranto nel 2007 in Serie A. La stagione non andrà bene, la squadra retrocederà ma lui deciderà di rimanere, conquistando, l’anno successivo, dopo un solo anno di purgatorio, nuovamente la massima serie da protagonista.

Nel club toscano è in mezzo alla sua gente, i tifosi del Livorno sono persone schiette, dirette, senza peli sulla lingua e con una grande senso di appartenenza alla squadra come alla città. Sono gli elementi che “incendiano” un carattere come quello di Diamanti. Il legame è talmente forte che tornerà addirittura 9 anni dopo, ancora in Serie B, spinto dall'amore per quella piazza, raggiungendo una salvezza diretta in una situazione a dir poco complicata. A volte è più il gusto della sfida che altro.

Il capitano della squadra

Quando lotti in campo con grinta, nessuno potrà dirti nulla. Se poi a farlo è un giocatore di talento, un fantasista, il numero dieci (nel suo caso il 23) ha ancor più valore. Questo mix ha trasformato Diamanti in un giocatore unico, non convenzionale.

"Io non ho mai baciato la maglia, non ho mai sbandierato cose che non potevo promettere. Ho sempre promesso impegno, solo questo!"

Personalità, tanta. Carattere forte e a tratti spigoloso. Un fantasista, un creativo, un leader carismatico che ha fatto la fortuna di tanti tecnici e di tanti spogliatoi.

"Sono stato capitano in tante delle squadre dove ho giocato. Esistono diversi tipo di capitano: esistono i capitani del Presidente, i capitani dei tifosi, i capitani della stampa. Io mi sono sempre ritenuto il capitano della squadra"

Il concetto di Capitano della squadra è profondo. Significa che se tu dedichi anima e corpo ai tuoi compagni, ti trasformi al tempo stesso in un punto di riferimento per i tifosi, la maglia, la storia del club, la Società: non viceversa.

Paradosso e Nazionale

La vita è fatta di scelte, la carriera anche. Il suo percorso non è stato “lineare”.

Ha vissuto tutte le categorie del calcio italiano, ha cambiato diverse maglie, per alcuni questo è stato il più grande limite. Il paradosso più evidente, però, è che non l’abbiamo visto indossare la maglia di un top club. Resta un rammarico non averlo potuto vivere in un contesto differente con continuità, sfruttando il suo potenziale al massimo, mettendosi ancora una volta alla prova. Ascoltando e leggendo alcune sue interviste, Diamanti è il primo ad esser consapevole di aver fatto meno di quanto avrebbe potuto. Ci fu l’interessamento dell'Inter con l'approdo di Mourinho, altri dicono che abbia rifiutato Milan e Juventus.

“Non ho mai forzato la mano per andare in qualche grande club, non ho mai messo alle strette nessuno”

Tutto questo è un peccato, anche se, l’assenza della grande squadra, ha trasformato Alessandro Diamanti in un personaggio di culto. Per il suo modo di giocare, per il suo temperamento, per aver rappresentato piccole grandi realtà con orgoglio e dedizione.

Un carattere forgiato nelle oltre 200 presenze in Serie C, lontano dalle luci della grande ribalta ma molto vicino ai tacchetti dei difensori. Scudiero fiero del Bologna nel quale ha indossato la fascia di capitano, dove è maturato in lui il senso di responsabilità, l’essere leader sino in fondo. Parlando della sua carriera, il binomio perfetto calciatore – club è stato raggiunto nel suo unico anno al West Ham. In poco tempo ha conquistato critica e pubblico, piazzandosi, al termine della stagione, secondo nella corsa al premio “Hammer of the Year”, un riconoscimento dato direttamente dai tifosi. La stima dei tifosi vale molto di più di un bel voto in pagella, soprattutto per uno come lui.

Esperienze di vita, esperienze che lo hanno formato e fatto crescere. Lui non ha mai mollato, è stato capace di fare il salto dalla Serie C2 alla Serie A, di giocare all'estero, di cadere e rialzarsi, di fare un passo indietro per poi farne due in avanti.

La carriera di Diamanti è stata un’altalena di emozioni, dove è mancato il grande club, ma non il sogno azzurro. C'è qualcosa di più grande della Nazionale?

“Ogni volta che prendevo il borsone della Nazionale e varcavi il cancello di Coverciano avevo il sorriso di venti anni prima. Come un bambino che scarta il regalo di Natale, che crede alle favole. La Nazionale per me è stata una favola, è stata il coronamento di tutto quello per il quale credevo e lottavo”

Gavetta, cuore, sudore. Difficile non innamorarsi di un calciatore così. Le piazze che lo hanno accolto sono state ripagate con prodezze e grinta, gol e determinazione. Tutti noi ce lo ricordiamo in quell'Europeo 2012, dove gli azzurri di Prandelli sfiorarono il titolo, inchinandosi solo ad una Spagna straordinaria in finale. Lì, tutti, ma proprio tutti, si sono accorti di Diamanti.

La Nazionale è un po’ come i social, una cassa di risonanza eccezionale. Le sue prestazioni, l’orgoglio di indossare quella maglia: dall'Associazione Calcio San Lucia sino alla Nazionale Italiana la strada è stata lunga, tortuosa ma emozionante. Indimenticabile la sua esultanza, la gioia e la “spensieratezza” nel tirare il rigore decisivo nei quarti contro l’Inghilterra: niente “scavetto” (come gli avrebbe suggerito Pirlo), niente soluzione di potenza. Piatto del piede, il simpatico Joe Hart da un lato, palla dall'altra e via ad abbracciare Buffon.

Serenità, consapevolezza e talento.

“Sono una persona molto semplice ed insieme alla mia famiglia, conduco una vita altrettanto semplice. Ho le mie idee, i miei valori, la mia personalità. Non me ne frega nulla di apparire in modo diverso, io sono come vedete. Non ho maschere!”

È vero non ha maschere. Le sue dichiarazioni sono state spesso borderline, tra sincerità ed una sana strafottenza.  Il limite è flebile e va interpretato.

Oggi Alino si diverte, gioca, indossando, ancora una volta, la fascia di capitano, in Australia.

I social, ed in particolare Instagram, mostrano tutto ciò che abbiamo descritto sin qui. Ripete spesso Only good vibes, un concetto che non ha bisogno di spiegazioni o traduzioni.

Non convenzionale anche nella gestione dei social, sicuramente molto differente da quella dei suoi colleghi. Anche su questo palcoscenico è sé stesso, senza troppe preoccupazioni. Il Friday Mood, nelle sue storie Instagram, è un altro appuntamento fisso, un’altra espressione della sua personalità.

Positività, entusiasmo e serenità. Un grande risultato conquistato nel tempo, che non tutti raggiungono e che non tutti riescono a comunicare al meglio, con quello stile lì…

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